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"Nulla si crea e nulla si distrugge.
Tutto si recupera e c’è vita inesauribile anche nell’ultimo degli scarti del pianeta."


CARTAPESTA D'AUTORE

E ra ora che la nobile e arcaica tecnica della cartapesta fosse impiegata da mano vitale e luminosa per tributare il più vasto dei cinque regni del mondo naturale: quello animale.

Sarà forse il riciclo di fibre già macerate e di materiali poveri ad aver declassato suddetta arte tra le “arti minori” ai sensi della classificazione vasariana.

Frutto di questo retaggio culturale è l’odierna identificazione italiana della cartapesta con le fugaci apparizioni allegoriche di maschere, statue e carri che vediamo esibiti in occasione di feste religiose e profane.

Eppure tale tecnica esecutiva dalla leggerezza e immediatezza impagabili, che fa di amalgama semplice di acqua e carta, eccezionale sostanza di forme plastiche, ha origini lontane nel tempo e nello spazio.

Sorvolando l’uso della cartapesta nell’arte cinese, indiana e islamica, si individuano in Firenze e nelle sue botteghe rinascimentali del 1400, impasti e ricette in cui l’elemento principe è la fibra cartacea.

Pitture a rilievo, sculture anche di grandi dimensioni, tabernacoli, oggetti liturgici, calchi di note immagini di culto, soffitti a cassettoni, testimoniano i pregi ben noti della tecnica in esame: leggerezza, capacità di conservazione, elasticità e compattezza.

Le opere nascono da materiali poveri ma si rivelano summa di tecniche illusionistiche, giochi di prestigio nonché inno alla capacità dell’arte di trasformare la materia. La bellezza del mondo naturale si palesa esorbitando dalle sculture policrome di Raffaella Giordani.

Nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto si recupera e c’è vita inesauribile anche nell’ultimo degli scarti del pianeta.